venerdì 10 gennaio 2014

Manubrio della Bicicletta & "L'uomo Artigiano" di Richard Sennet



Quando si parla di manubrio , si fa automaticamente riferimento a due elementi chiave che caratterizzano l’uso delle “due ruote”: la direzione e l’equilibrio


Alla base della “progettazione” dell’oggetto da noi scelto vi è una profonda elaborazione mentale. In altre parole, il prodotto finito dovrà rispecchiare appieno le esigenze del ciclista che vi appoggerà le mani. Infatti, per quest’ultimo, il manubrio non determinerà solo l’esito di una gara, ma dell’intera carriera e diventerà quindi un elemento determinante della sua vita




Richard Sennet, nel suo libro "L’uomo artigiano", si occupa proprio di sviscerare a fondo quelli che sono i processi mentali e pratici che portano alla fabbricazione di un oggetto apparentemente molto semplice. La costruzione può avvenire in diversi modi, così come diverse saranno le caratteristiche di ciascun manubrio, che varieranno a seconda di molteplici fattori, tra cui il “materiale” di cui l’artigiano dispone.



Il manubrio della bicicletta può essere paragonato all’inizio di un nuovo percorso di vita, in cui ciascuno sceglie la direzione più giusta da prendere e resta in equilibrio per raggiungere la meta prestabilita.







Nello specifico, in un capitolo del libro di Sennet, viene data importanza alla mano, ovvero l’arto che “rende vivo” il manubrio. Tale definizione non vuole solamente sottolineare il fatto che attraverso le mani l’uomo riesca a guidare il manubrio, ma permette di focalizzare l’attenzione su elementi “secondari”, come il movimento coordinato di mano-polso e avambraccio che varia a seconda del tratto che il ciclista deve percorrere (vedi l’esempio del cuoco cinese).  





Infine, anche l’estetica riveste il suo ruolo. La bellezza e l’eleganza delle singole componenti e del manubrio nel suo insieme, sono dunque due caratteristiche molto importanti. Infatti, basti pensare al design del Moniker, idea geniale del grande Taylor Simpson o il manubrio in argento e avorio di Tiffany. Se si considera l’idea secondo cui anche un oggetto di uso comune possa essere raffinato ed originale, questi manubri sarebbero dunque facilmente paragonabili alla famosa saliera di Benvenuto Cellini (citata nel libro di Sennet) e certamente motivo di vanto da parte dell’artigiano che li ha creati.



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