giovedì 19 dicembre 2013

Le marche dei manubri della bicicletta e la loro tipologia


Il manubrio rappresenta uno dei tre elementi, oltre a sella e pedali, attraverso cui il ciclista entra in contatto con la bicicletta. La sua scelta è legata anche all’importanza delle funzioni a cui assolve: controllo del mezzo di supporto dei comandi (freno e cambio) di supporto della parte superiore del corpo (busto e braccia) supporto del computer.

In particolare, le dimensioni e la forma del manubrio sono parametri che meritano di essere attentamente valutati prima di effettuare la scelta.

Il manubrio di una bici da strada per la sua particolare forma viene definito anche “piega manubrio” o “curva manubrio” si caratterizza per tre dimensioni: larghezza, “reach” o avanzamento e “drop” o caduta.

FORME DE MANUBRIO ( MORFOLOGIA )

RISER: in prestito dal mondo delle Mountain Bike, è il manubrio più comune sulle biciclette a scatto fisso deputate ad un utilizzo prevalentemente cittadino, o per le biciclette da trick, in quanto consente una presa estremamente intuitiva e molto agile, oltre al fatto che in città la presa bassa tipica delle pieghe è pressochè inutile. Nel caso delle biciclette da trick è bene ricordare che la forma del riser consente di esprimervi la forza necessaria ad alzare l'anteriore. In queste ultime il riser è lasciato di una larghezza molto ampia, proprio per il motivo di cui si diceva sopra, mentre in quelle cittadine viene generalmente tagliato ad una larghezza minore (38-42 cm), che facilita lo scorrimento nel traffico della bicicletta.

Immagini di vari manubri Riser e le loro marche



PIEGA: ne esistono di diversi generi, differenziati sulla base della forma. Consente tre tipi di presa, a seconda della parte in cui la si impugna: la presa alta, sulla parte orizzontale, la presa bassa nel centro della curva e la presa alta sugli ammortizzatori delle leve da corsa (spesso assenti sulle pieghe delle biciclette a scatto fisso, per le quali si preferiscono le leve da ciclocross poste sulla parte orizzontale della piega).


Piega Italiana: chiamata anche "alla Gimondi", ha una parte orizzontale piuttosto corta, poichè comincia a curvare prima verso l'avanti e poi verso il basso a circa tre, quattro centimetri dal centro. La forma è molto armonica, sembra quasi una piega da pista.
Piega Belga: detta "alla Merckx", si differenzia da quella italiana in quanto ha una parte orizzontale più lunga, che agli apici curva drasticamente verso il basso. C'è un distacco netto e stretto fra la parte orizzontale e le due curve.
Piega Anatomica: la curvatura verso il basso, dove si impugna in piega, non è regolare, bensì ha una forma che facilita e rende più naturale sia la presa bassa sia la presa sulla piega in corrispondenza delle leve. E' la forma più comune delle pieghe da corsa odierne.
Piega Alare o Palmare: come quella anatomica è sagomata nella curva verticale; la presa orizzontale è però facilitata dalla forma della parte orizzontale della piega, che ha una sezione ovale (il cui asse lungo è parallelo al terreno), la quale rende più naturale la presa delle mani. Si tratta delle pieghe più moderne, spesso costruite interamente in carbonio e con attacco manubrio integrato,
Piega da Pista: ha una curvatura estremamente accentuata sia sull'orizzontale che sul verticale per consentire una presa il più bassa possibile, e dunque contribuire a rendere la posizione dell'atleta il più aerodinamica possibile. La curvatura sull'orizzontale comincia già dal centro del manubrio, e la curvatura verticale è profonda; si capisce dunque come la presa sulla parte orizzontale non sia concepita, se non in fase di riposo ma comunque piuttosto scomoda, e quanto sia bassa la presa appunto "bassa".

Piega da Cronometro: è detto manubrio a corna di bue (bullhorn, in inglese), e nasce per essere utilizzato nelle specialità a cronometro. Non ha curve verso il basso, bensì al termine della parte orizzontale si collocano due appendici lievemente inclinate verso l'alto dove si posizionano le mani. Vicino all'attacco manubrio è possibile montare due prolunghe dotate di appoggi per i gomiti. Si capisce come questo tipo di manubrio obblighi a una posizione allungata, quasi sdraiata per intenderci, sull'anteriore, peraltro piuttosto comoda. E' un buon compromesso tra riser e piega, per chi non vuole rinunciare ad avere una comoda presa alta ma desidera cambiare posizione ed assumerne una più aerodinamica ma non bassa quanto quella cui obbliga la piega. Le leve dei freni, oltre che in corrispondenza della parte orizzontale, possono essere collocate al termine delle appendici, infilate nei tubi come classici plugs.


Una serie di immagini relativi alle marche dei manubri a Piega:

Link sui vari modelli e la loro morfologia

http://www.fixedforum.it/forum/topic/11226-glossario-manubrio-attacco-e-pipa/

Prima della Tipologia di manubrio da adottare bisogna tenere bene in mente 4 parametri tecnici fondamentali:
Larghezza, Reach ( detto anche avanzamento ), drop ( detto anche caduta ), e infine la sezione.

La larghezza del manubrio è data dalla distanza esistente fra le parti inferiori destra e sinistra del tubo rilevabile in due modi:
1) da centro a centro dei due tubi (misura A);
2) da esterno a esterno dei tubi (misura B).
Normalmente la differenza in centimetri fra la misura esterno/esterno e la misura centro/centro varia da 2 cm a 2,5 cm in funzione del diametro del tubo utilizzato.

L’avanzamento della curva manubrio o “reach” costituisce un parametro molto importante ai fini della posizione in sella. Il “reach” infatti condiziona sia la lunghezza della posizione sulle leve freno e sia la posizione bassa sul manubrio.
A fronte di un valore medio di profondità manubrio di 90 mm (misura centro/centro) si può trovare una differenza fra i modelli più profondi e quelli meno profondi di 10-15 mm.
Ciò significa che l’estrema attenzione che viene rivolta alla scelta della lunghezza del telaio e dell’attacco manubrio deve essere rivolta anche alla scelta delle dimensioni del manubrio.
La caduta della curva o “drop” assume una notevole importanza relativamente all’adozione dell’impugnatura bassa sul manubrio. Anche per questo parametro, come nel caso del “reach”, vi è una sensibile differenza fra i modelli più alti e quelli più bassi; l’entità è di circa 20 mm. I valori di “drop” delle curve manubrio variano infatti da 120 mm e 150 mm (misura centro/centro) con un valore medio di 135 mm. Questa dimensione del manubrio deve perciò essere presa in attenta considerazione al fine della regolazione dell’attacco manubrio in altezza, e quindi dello scarto sella-manubrio.
 La sezione del tubo da cui è formato il manubrio varia a seconda delle parti considerate; in generale, nella parte dove si aggancia l'attacco manubrio o dove si fissa la pipa ha un diametro maggiore, mentre dove si compie la presa delle mani minore. Le sezioni più comuni della parte centrale sono: 31,8 (oversize, la più attuale, per alcuni marchi anche 31,7), 26 mm e 25,4 mm (queste ultime due sono più risalenti, ma sono quelle tipiche delle pieghe che vogliono la pipa e non l'attacco manubrio, anche se ultimamente alcuni attacchi sono stati creati con diametro 26 mm).

Se volete saperne di più cliccate il link sottostante che oltre alle informazioni già citate visualizza la tabella di conversione delle misure di manubrio presenti in commercio.

http://blog.velosystem.com/biomeccanica/la-scelta-del-manubrio/

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